Stanga gli onesti e risparmia
gli evasori Monti ha fallito.
Nei primi sette mesi del 2012
entrate tributarie su del 5%.
Ma il gettito della lotta
all'evasione scende del 2%
È servita a poco o a nulla la campagna-choc sugli scontrini
con i celebri blitz della Finanza e degli ispettori della Agenzia delle Entrate
nelle località di villeggiatura vip. Nei primi sette mesi dell’anno sono scese
del 2 per cento le entrate da ruoli, quelle che vengono classificate come
provenienti dalla lotta all’evasione. In sette mesi lo Stato ha incassato 3,9
miliardi di euro con una discesa di 79 milioni di euro rispetto allo stesso
periodo del 2011. La caduta dei ruoli è stata soprattutto sull’Iva (216
milioni di euro di incassi), a segnalare come proprio la guerra agli scontrini
abbia fatto flop. Caduti anche i ruoli sulle persone fisiche, mentre hanno dato
maggiori incassi quelli sul reddito di impresa. Nel dato generale pesa
parzialmente la modifica delle regole della riscossione, entrate in vigore
dalla tarda primavera 2011: le maggiori possibilità di rateizzazione e
l’elevazione da 5 a
20mila euro per la soglia delle ganasce fiscali ha naturalmente fatto diminuire
gli incassi generali.
Trucchi contabili - Secondo il bollettino delle entrate
tributarie diffuso ieri sui primi sette mesi dell’anno, complessivamente lo
Stato ha portato via agli italiani 10 miliardi di euro in più, con una crescita
del 4,7% rispetto al periodo gennaio-luglio del 2011. Il dato in realtà
non è così entusiasmante, se si tiene conto della raffica di aumenti fiscali
entrati in vigore dal settembre 2011 e in gran parte dal mese di gennaio 2012
grazie al decreto salva-Italia varato da Mario Monti.
In alcuni casi c’è stata anche una variazione delle modalità
di versamento delle imposte che confonde un po’ le idee. Quella sulle
assicurazioni per esempio gli altri anni si versava prevalentemente a novembre,
dal 2012 invece è stata anticipata a maggio, e siccome pesa per 1,2 miliardi in
più rispetto all’anno precedente, darà poi una caduta analoga delle entrate nel
mese di novembre. Incassano ovviamente di più tutte le imposte che sono state
aumentate e a cui non si poteva sfuggire. Quasi un terzo dell’incremento
assoluto è infatti dovuto all’imposta di bollo, che è stata aumentata due volte
su conti correnti bancari e postali, depositi titoli, etc. Ha consentito un
maggiore incasso di 2,9 miliardi di euro. Così come l’imposta sui capital
gain, visto che sono state ritoccate tutte le aliquote verso l’alto di almeno
il 60%: hanno consentito un incremento del 44% (minore della variazione perché
di guadagni in questi sette mesi se ne sono visti ben pochi), motivando
un’altra bella fetta dell’incremento delle entrate (1,7 miliardi di euro).
Le grandi imposte invece segnalano nonostante l’incremento
delle aliquote, la crisi finanziaria e la recessione in corso. Cade dello 0,3%
(316 milioni di euro) l’imposta sul reddito delle persone fisiche (la vecchia
Irpef, ora Ire), con una caduta secca (-3,9%) degli incassi dai lavoratori
autonomi (che chiudono). Sostanzialmente identico a quella dell’anno
precedente (sceso di 3 milioni di euro) l’incasso dalle imprese, con un
aumento del saldo ma una pericolosa caduta dell’acconto. Scende invece
dell’1,5% l’incasso da Iva: sono 880 milioni di euro in meno, ma arriva a quasi
un miliardo il buco sugli scambi interni (compensati dagli incassi Iva sulle
importazioni, saliti solo grazie all’aumento del prezzo del petrolio). Un dato
clamoroso, se si pensa che l’aliquota ordinaria è passata dal 20 al 21%, e
avrebbe dovuto dare quindi incassi maggiori del 5%.
Questo significa che l’effetto depressivo legato all’aumento stesso
delle imposte ha fatto diminuire gli incassi previsti. E se si guarda al dato
sul fabbisogno, l’Italia è lontanissima dal realizzare gli obiettivi
deficit/pil comunicati all’Ue, e al momento avrebbe bisogno di correggere i
conti pubblici di almeno 30-40 miliardi di euro per raggiungere il pareggio di
bilancio nel 2013.
fonte web
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