mercoledì 12 settembre 2012

Comunicato stampa del Dipartimento Sicurezza e Immigrazione Lega Nord sezione di Parma città in merito alla situazione in cui oggi versano le ex Scuderie di Maria Luigia


500 metri. È questa la distanza in linea d’aria tra le vecchie scuderie di Maria Luigia e la sede dei Vigili Urbani di Parma sita in via del Taglio, 8/A.
Anzi, a dire il vero, la distanza tra i due limiti più vicini delle proprietà è di 315 metri in linea d’aria.
Decine di pattuglie di Vigili Urbani che ci passano davanti tutti i giorni e decine di pattuglie che non vedono l’occupazione da parte di una folla di extracomunitari di un edificio che è anche un pezzo di storia di Parma.
Sia ben chiaro che non pensiamo che la colpa sia degli Agenti, piuttosto ci domandiamo se non ci sia un po’ troppa paura nel prendere decisioni ferme e determinate da parte del Comandante della Polizia Municipale, dell’Assessore alla Sicurezza e del Sindaco.
È però curioso il fatto che solo pochi mesi addietro, in piena campagna elettorale, proprio il nostro amato Sindaco definiva via Reggio come la via più degradata di Parma. Oggi, per agevolare le cose, permette che si tollerino questi abusi.
Ecco quindi che, fotografie alla mano, ci troviamo a dover fronteggiare l’ennesima discriminazione nei confronti di tutti quei cittadini onesti che si sforzano di rispettare la Legge. Chi è in regola deve farsi rompere l’anima da centinaia di cavilli burocratici, pagare le tasse e se ha la necessità di occupare con un plateatico il suolo pubblico, magari per lavorare, deve sborsare migliaia di euro; chi invece non è in regola e si disinteressa bellamente di qualunque autorizzazione vive come ne ha voglia senza che nessuno gli dica nulla e può anche abbattere tutte le porte e le finestre precedentemente sigillate che tanto nessuno se ne accorge.
Tollerando queste situazioni si creano dei precedenti molto pericolosi sia per l’ordine pubblico che per le persone stesse. È palese il fatto che vivendo in tali condizioni non siano rispettate le più elementari norme di sicurezza ed igienico-sanitarie. Fingendo di non vedere non si fa il bene di queste persone, si favorisce solamente il proliferare di situazione potenzialmente pericolose.
Via Reggio, così come molte zone limitrofe, resta a tutt’oggi un territorio di nessuno nel quale prolifera la prostituzione a tutte le ore del giorno, in cui il degrado e l’incuria sono palpabili in ogni angolo e dove i locali pubblici non rispettano le più elementari regole per la salvaguardia della quiete pubblica e del decoro.
A questo punto chiediamo fermamente al Sindaco di prendere urgenti ed appropriate decisioni in merito.

Dipartimento Sicurezza e Immigrazione Lega Nord sezione di Parma città.




















domenica 9 settembre 2012


Una Macroregione Nord perché rinasca dal basso uno Stato sussidiario.


Cari lettori di Tempi, mi auguro che la Macroregione Nord di cui si è iniziato a parlare nelle ultime settimane sia un tema destinato a prendere sempre più corpo nel dibattito pubblico. Di qui a fine mese saranno i presidenti di Lombardia, Veneto, Piemonte, e Friuli a discuterne pubblicamente. Ma bisogna nutrire la speranza che l’invito venga accettato anche dai presidenti di Liguria ed Emilia Romagna. Non è questione di divisione tra giunte del vecchio centrodestra e del vecchio centrosinistra. Vederla così significherebbe non cogliere il vero dato di fondo. E cioè che la proposta configura insieme sia l’occasione sia la necessità di trarre una sorta di bilancio di 18 anni alle nostre spalle, sul tema del federalismo, della sussidiarietà e dei rapporti tra Stato centrale e autonomie. So che in un prossimo numero di Tempi sarà approfondito proprio questo tema, quindi io qui mi limito solo ad anticipare alcune considerazioni. A mio giudizio, la Macroregione ha in sé la possibilità di offrire tre chances concomitanti.
È ovvio che sul bilancio dei 18 anni amministratori e cittadini tenderanno a dividersi a seconda della collocazione che ciascuno ha avuto rispetto a come il federalismo è stato affrontato nel mutamento del Titolo Quinto della Costituzione, nei provvedimenti di governo dedicati al tema, come nel concreto comportamento tenuto poi dai governi e dallo Stato centrale. La materia è disomogenea, visto che l’impegno programmatico che era prioritario per la Lega si è scontrato con annacquamenti nei testi alla ricerca di consensi troppo ampi – ad esempio per i costi standard sanitari –, e dall’altra parte lo Stato centrale con le sue manovre di rientro della finanza pubblica ha sempre finito per imporre una visione ferreamente centralista. Il primo punto dunque potrebbe rapidamente deludere se i partiti ripetessero il vecchio copione. Cosa del tutto diversa è se la Lega inizia a sviluppare concretamente la linea che Bobo Maroni per primo ha proposto all’assunzione della sua leadership. E cioè prendere atto che la lunga collaborazione Bossi-Berlusconi è di fatto finita col tramonto inglorioso dei due leader, e che occorre ricentrare le priorità mettendo la concretezza della questione Nord avanti, rispetto ai vecchi slogan secessionisti che hanno avuto un esito oggettivamente cattivo e contrario.

La seconda questione è quella centrale. Non si tratta di considerare la Macroregione Nord come un’idea “prendere o lasciare”, ma come un cantiere aperto. La sua essenziale importanza è quella di cogliere e rilanciare l’importanza rivestita ai fini nazionali dall’assecondamento invece che dall’ostacolo delle vocazioni produttive, di export, di innovazione e valore aggiunto che si annidano  nel Nord italiano. Quanto più gli amministratori attuali sapranno articolare questo nuovo orizzonte aprendolo alle lezioni, alle sofferenze e alle passioni che ribollono nel tessuto d’impresa e nella società del Nord tanto duramente colpiti dalla crisi, ma insieme capaci di una straordinaria tenuta, tanto più la proposta, i suoi meccanismi partecipativi per definirne le caratteristiche prima ancora di farla divenire una compiuta proposta, potrebbero rappresentare la vera risposta alla stereotipata rappresentazione delle vane lamentele di Regioni e Comuni del Nord a ogni manovra finanziaria. Può essere un orizzonte nuovo vero, su cui confrontare e mobilitare il meglio delle esperienze del mondo accademico, della rappresentanza d’impresa, della società civile. Da replicare al Sud, tale e quale ma con la diversa declinazione di un’economia da rendere autoportante rispetto ai guasti decennali rappresentati da trasferimenti pubblici improduttivi, oltre che assai gravosi.
C’è infine anche un terzo orizzonte. Che riguarda l’intero mondo della rappresentanza. Quella politica: ed è evidente che il vecchio centrodestra dovrebbe capirlo per primo, solo se cieco può illudersi che non incasserà al Nord una sconfitta storica destinata a renderlo comunque altro e diverso, tra poco. Ma riguarda anche il Pd, visto lo zero seguito che quella forza ha riservato negli ultimi anni a chi come Cacciari e Chiamparino proponeva una via di rappresentanza nordista. Ma riguarda poi anche la rappresentanza d’impresa: leggete il libro appena uscito di Antonio Costato (Round Trip, ndr), ex vicepresidente nazionale di Confindustria, per averne conferma. Pezzi interi di società civile sono maturi per abbracciare una prospettiva di riradicamento territoriale per dare risposte nazionali che lo Stato attuale non è più in grado di fare. Lo Stato attuale, inefficiente e predone, va smontato e ricostruito, rendendolo più snello e più sussidiario. O questa via la si costruisce dal basso, oppure l’alternativa è tra il default e un lungo e amaro declino. È uno dei dieci punti del manifesto che abbiamo lanciato come Fermare il Declino, e io ci credo davvero.


Leggi: Oscar Giannino: Macroregione del Nord, io ci credo | Tempi.it 

Stanga gli onesti e risparmia gli evasori Monti ha fallito.
Nei primi sette mesi del 2012 entrate tributarie su del 5%.
Ma il gettito della lotta all'evasione scende del 2%

È servita a poco o a nulla la campagna-choc sugli scontrini con i celebri blitz della Finanza e degli ispettori della Agenzia delle Entrate nelle località di villeggiatura vip. Nei primi sette mesi dell’anno sono scese del 2 per cento le entrate da ruoli, quelle che vengono classificate come provenienti dalla lotta all’evasione. In sette mesi lo Stato ha incassato 3,9 miliardi di euro con una discesa di 79 milioni di euro rispetto allo stesso periodo del 2011. La caduta dei ruoli è stata soprattutto sull’Iva (216 milioni di euro di incassi), a segnalare come proprio la guerra agli scontrini abbia fatto flop. Caduti anche i ruoli sulle persone fisiche, mentre hanno dato maggiori incassi quelli sul reddito di impresa. Nel dato generale pesa parzialmente la modifica delle regole della riscossione, entrate in vigore dalla tarda primavera 2011: le maggiori possibilità di rateizzazione e l’elevazione da 5 a 20mila euro per la soglia delle ganasce fiscali ha naturalmente fatto diminuire gli incassi generali.
Trucchi contabili - Secondo il bollettino delle entrate tributarie diffuso ieri sui primi sette mesi dell’anno, complessivamente lo Stato ha portato via agli italiani 10 miliardi di euro in più, con una crescita del 4,7% rispetto al periodo gennaio-luglio del 2011. Il dato in realtà non è così entusiasmante, se si tiene conto della raffica di aumenti fiscali entrati in vigore dal settembre 2011 e in gran parte dal mese di gennaio 2012 grazie al decreto salva-Italia varato da Mario Monti. 
In alcuni casi c’è stata anche una variazione delle modalità di versamento delle imposte che confonde un po’ le idee. Quella sulle assicurazioni per esempio gli altri anni si versava prevalentemente a novembre, dal 2012 invece è stata anticipata a maggio, e siccome pesa per 1,2 miliardi in più rispetto all’anno precedente, darà poi una caduta analoga delle entrate nel mese di novembre. Incassano ovviamente di più tutte le imposte che sono state aumentate e a cui non si poteva sfuggire. Quasi un terzo dell’incremento assoluto è infatti dovuto all’imposta di bollo, che è stata aumentata due volte su conti correnti bancari e postali, depositi titoli, etc. Ha consentito un maggiore incasso di 2,9 miliardi di euro. Così come l’imposta sui capital gain, visto che sono state ritoccate tutte le aliquote verso l’alto di almeno il 60%: hanno consentito un incremento del 44% (minore della variazione perché di guadagni in questi sette mesi se ne sono visti ben pochi), motivando un’altra bella fetta dell’incremento delle entrate (1,7 miliardi di euro). 
Le grandi imposte invece segnalano nonostante l’incremento delle aliquote, la crisi finanziaria e la recessione in corso. Cade dello 0,3% (316 milioni di euro) l’imposta sul reddito delle persone fisiche (la vecchia Irpef, ora Ire), con una caduta secca (-3,9%) degli incassi dai lavoratori autonomi (che chiudono). Sostanzialmente identico a quella dell’anno precedente  (sceso di 3 milioni di euro) l’incasso dalle imprese, con un aumento del saldo ma una pericolosa caduta dell’acconto. Scende invece dell’1,5% l’incasso da Iva: sono 880 milioni di euro in meno, ma arriva a quasi un miliardo il buco sugli scambi interni (compensati dagli incassi Iva sulle importazioni, saliti solo grazie all’aumento del prezzo del petrolio). Un dato clamoroso, se si pensa che l’aliquota ordinaria è passata dal 20 al 21%, e avrebbe dovuto dare quindi incassi maggiori del 5%. 
Questo significa che l’effetto depressivo legato all’aumento stesso delle imposte ha fatto diminuire gli incassi previsti. E se si guarda al dato sul fabbisogno, l’Italia è lontanissima dal realizzare gli obiettivi deficit/pil comunicati all’Ue, e al momento avrebbe bisogno di correggere i conti pubblici di almeno 30-40 miliardi di euro per raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013. 


fonte web

sabato 1 settembre 2012


La Procura chiede il sequestro dell'inceneritore.
Bernazzoli: "Continuo a pensare che gli uffici della Provincia abbiano agito correttamente". 


Non conosco ancora nello specifico le motivazioni della richiesta e comunque non ritengo, allo stato, di formulare commenti nel dettaglio onde non interferire con le valutazioni che dovrà fare la competente Autorità Giudiziaria (GIP), il cui operato deve comunque essere rispettato da ogni Istituzione ovvero, se del caso, contestato solo nelle sedi proprie.
Allo stato ritengo comunque che gli uffici della Provincia, per quanto di propria competenza, abbiano agito nel rispetto della legge.