Si deve sistemare chi ha fatto anche 100 tessere. Adesso ci sono le regionali bimbi miei, lì non si fanno scherzi, io non posso fare nomi, ma c’è qualcuno che ha cacciato 2 mila euro e non c’entrava nulla con la politica
Ecco quanto un tesserato Pd faceva sapere al sindaco di Foligno, poco prima delle regionali in Umbria. Il tutto fa parte di un’inchiesta che sta terrorizzando i democratici umbri e che vede indagati numerosi piddini: l’ex governatrice Maria Rita Lorenzetti, l’ex vicepresidente della giunta Carlo Liviantoni, l’ex assessore al Bilancio (appena nominato assessore allo Sviluppo economico) Vincenzo Riommi, l’ex assessore alla Sanità Maurizio Rosi e il consigliere regionale Luca Barberini e l’ex capo di gabinetto di Lorenzetti.
Abuso d’ufficio, finanziamenti illeciti, falsità ideologica e materiale. Queste le numerose accuse e gli inquirenti scrivono:
Diverse persone erano state assunte in amministrazioni pubbliche senza concorso, in quanto legate da vincoli di parentela con alcuni amministratori o perché vicini politicamente agli stessi e in grado di procurare voti
Assunzioni pilotate nelle Asl, addirittura prove d’esami manomesse per favorire i piddini, autorizzazioni regionali di richieste d’assunzioni modificate a mano. Per i magistrati la “cosa pubblica” è stata usata come “proprietà del Pd”
D’altronde la sanitopoli delle assunzioni politiche è facilmente comprensibile leggendo alcuni dati: la piccola Umbria (900 mila abitanti) ha 5 aziende sanitarie locali, 2 aziende ospedaliere, 1 agenzia sanitaria per gli acquisti e 5 comunità montane, una persino del lago Trasimeno, con soli 525 mila ettari di monti e ben 964 dipendenti.
Ecco la mafia piddina
(fonte web)
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